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Il Blog di Marzio Marigo

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Postilla » Sicurezza » Il Blog di Marzio Marigo » Igiene e sicurezza del lavoro » Luoghi di lavoro lontani nel tempo

17 gennaio 2013

Luoghi di lavoro lontani nel tempo

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Negli ultimi tempi sono stato un po’ lontano da questo blog.

Riprendo le “trasmissioni” con un argomento un po’ particolare e certamente non di pressante attualità.

Mi è capitato di osservare la foto di un luogo di lavoro lontano nel tempo.

Una foto che ci dice molto degli aspetti del lavoro dell’epoca.

E’ stata scattata all’interno del Cotonificio Magnolia, in Mississippi nel 1911 (cento anni fa).

Ci dice che all’epoca non esisteva energia elettrica e le aziende venivano abbondantemente illuminate solo con luce naturale proveniente sia dai lati sia da lucernari.

Ci dice che non essendoci corrente elettrica non c’erano nemmeno motori elettrici. Non a caso si vedono gli alberi di potenza che ruotano in prossimità del soffitto e trasmettono il moto grazie a trasmissioni a cinghia piatta sulle prese di forza dei telai. Da cosa erano mossi questi alberi? Probabilmente da mulini ad acqua, come nella mia città, a Pordenone.

Ci dice che negli Stati Uniti di 100 anni fa, lavoravano nei reparti sia donne, sia uomini, sia bambine, sia bambini.

Ci dice che non lavoravano in fabbrica persone di colore.

Un altro mondo, ma solo cento anni fa.

Cotonificio Magnolia - Mississippi, USA (1911)

Letture: 7416 | Commenti: 2 |
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2 Commenti a “Luoghi di lavoro lontani nel tempo”

  1. Luoghi di lavoro lontani nel tempo | studioFonzar's Blog scrive:
    Scritto il 19-1-2013 alle ore 08:29

    […] Luoghi di lavoro lontani nel tempo – di Marzio Marigo […]

  2. Mauro A. Del Pup scrive:
    Scritto il 29-1-2013 alle ore 12:43

    A parte le considerazioni sulla natura dei rischi, quello che mi colpisce, anche guardando gli opifici che ancora insistono sul territorio pordenonese (ma mi viene in mente anche la fabbrica Olivetti ad Ivrea) è l’uso di pareti finestrate che consentiva, per chi vi lavorava, anche di avere la percezione con lo scorrere del tempo e, nella cultura olivettiana, di non rompere quel legame tra la campagna e la fabbrica. Mi chiedo perché, nel tempo, si siano poi persi questi caratteri di progettazione per sostituirli con fabbriche anche brutte quanto onnivore di energia anche solo per illuminare i luoghi di lavoro (se non accendi la luce non vedi). Un saluto.

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