13 luglio 2009
Il passato ed il futuro. Il vetriolo e l’amianto
Qualche giorno fa mi è capitato tra le mani il testo di Bernardino Ramazzini nella versione del 1713, Le malattie dei lavoratori.
Ramazzini, il primo medico del lavoro della storia, nel capitolo relativo all’illustrazione delle malattie dei chimici, narra di un interessantissimo caso di inquinamento ante litteram causato da un’azienda chimica di Finale Emilia, cittadina collocata tra Cento e Crevalcore. Il fascino del testo che riporto, narrando una vicenda accaduta più di 300 anni fa, è dato dalla descrizione dello spaccato di società e lavoro dell’epoca.
Pochi anni fa sorse una disputa di non lieve entità tra un imprenditore di Modena, che possedeva un grandissimo laboratorio nel quale si produceva sublimato in un paese di questo distretto chiamato Finale, e un cittadino di Finale.
Il finalese citò a giudizio questo imprenditore, sollecitandolo a trasferire l’officina al di fuori della città o altrove, per via del fatto che contaminava intera vicinanza, quando gli operai calcinavano il vetriolo nel forno per la fabbricazione del sublimato. Poi, per comprovare la verità della sua accusa, portava la testimonianza di un medico di quel villaggio e inoltre il registro dei morti della parrocchia, da quale risultava che ogni anno erano morte molte più persone in quella contrada e in luoghi più vicini al laboratorio, che nelle altre. Poi, il medico attestava che coloro che abitavano nelle vicinanze abitualmente morivano soprattutto di tisi e malattie del petto, ed egli accusava al massimo grado il vapore di vetriolo che esalava ed inquinava l’aria circostante, così da renderla veramente nociva per i polmoni. Sostenne la causa dell’imprenditore il signor Bernardino Corrado, commissario per gli strumenti bellici del distretto di Este, mentre sostenne quella del finalese il signor Casina Stabe, allora medico di quel paese. Oltre a ciò da entrambe le parti furono resi pubblici diversi esposti piuttosto precisi, nei quali si discusse accanitamente sulla dispersione del vapore. Alla fine i giudici secondarono l’imprenditore e il vetriolo fu prosciolto dall’accusa; se il giurisprudente abbia giudicato nel debito modo in questa vicenda, lo lascio al giudizio degli esperti di scienze naturali.
Quindi la magistratura di 300 anni fa scagionò l’azienda ed il vetriolo dalle morti e dai danni causati.
Dopo 300 anni e a 300 km di distanza da Finale Emilia un’altra azienda è coinvolta in una vicenda che ormai si trascina da tanto, troppo tempo.
La città è Casale Monferrato.
Il vetriolo moderno si chiama amianto.
E purtroppo non ha ancora smesso di uccidere sia la popolazione sia i lavoratori.
Forse quello che cambierà, rispetto ai fatti di Finale Emilia dei primi del ‘700, sarà il giudizio definitivo della magistratura su quanto è accaduto e sulle responsabilità individuali. Troppo tardi, tuttavia.
Nota 1: Il vetriolo indica una forma salina di un metallo che Ramazzini non specifica mentre il sublimato è una sostanza (ignota pure questa), ottenuta per il passaggio diretto dallo stato solido allo stato aeriforme. Nel gergo dell’epoca, probabilmente i vetriolo è un composto chimico che sfregia mentre il sublimato è una sostanza corrosiva.
Nota 2: Bernardino Ramazzini, Le malattie dei lavoratori, Teknos Edizioni, 1995 (Traduzione a cura di Luca Paretti)
Link 2: http://www.youtube.com/watch?v=fiGdePe6HZY
Illuminante la testimonianza del dott. Mario Botta (minuto da 3.18 a 4.14), primario del reparto di oncologia dell’Ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato
Scritto il 20-7-2009 alle ore 09:19
[…] http://marziomarigo.postilla.it/2009/07/13/il-passato-ed-il-futuro-il-vetriolo-e-lamianto/ […]
Scritto il 22-7-2009 alle ore 22:47
Update del 22 Luglio 2009
http://www.corriere.it/cronache/09_luglio_22/eternit_due_rinviati_a_giudizio_95c675fa-76a0-11de-829e-00144f02aabc.shtml?fr=box_primopiano